La grande Teofania
Il Battesimo di Gesù è un evento fondamentale, cardine indiscutibile per l’Economia della Salvezza. Gesù venne da Nazaret di Galilea segnando così il termine della sua vita nascosta: da quel momento inaugurò la sua vita pubblica, iniziò a predicare la Buona Novella. La grande Teofania Trinitaria che in quel luogo e in quei momenti avvenne, segnò il passaggio, la svolta, tra l’Attesa e l’Inizio dei Nuovi Tempi.
E’ uno degli episodi più raffigurati dell’arte cristiana, sia orientale che occidentale e presenta, sebbene con una diversità di particolari, una costanza schematica che unisce in una sola scena i due eventi: la purificazione nell’acqua del fiume e la discesa dello Spirito Santo. Proprio in essi la Liturgia vi ha letto l’Istituzione del Battesimo Cristiano.
Tra le opere più belle c’è sicuramente la Pala d’Altare che Giovanni Bellini dipinse, tra il 1500 ed il 1502, su commissione del vicentino Battista Grazzadori, per la Chiesa di santa Corona a Vicenza, dove è tutt’ora custodita.
Dai tratti estremamente dolci e tenui il dipinto rispetta la tradizionale struttura: Gesù al centro rivolto verso lo spettatore, mentre Giovanni Battista, a sinistra, lo battezza da una rupe e a destra tre figure angeliche; in alto troneggia l’imponente figura di Dio Padre, tra cherubini e serafini, che invia lo Spirito Santo sotto forma di colomba. Sullo sfondo un importante paesaggio.
Siamo davanti ad una intensa meditazione sul mistero cristologico.
Esaminiamone i particolari.
Anzitutto il paesaggio autunnale: una serie di monti formano quasi un anfiteatro naturale; i toni verdo-bruni sono resi delicati dal genio dell’artista; egli riesce a trasmettere una sensazione calda ed eterea che enfatizza ancora di più ciò che sta accadendo in primo piano. Si passa da un paesaggio montagnoso ad uno di pianura proprio come detta il profeta Isaia : i monti e i colli si sono appianati e le valli colmate (Is 40, 3-5). Tra i monti si intravede una capanna, da cui si incammina una persona; è il riferimento alle origini del nazareno, utilizzato anche da Marco per dare consistenza storica a tutto l’avvenimento.
In primo piano il Cristo, dai dolci lineamenti, illuminato di luce propria che lo rende ieratico tanto che il suo perizoma riflette il rosso del mantello sorretto da uno dei tre angeli.
Sul lato Giovanni, giustamente in ombra, perchè da questo momento la sua missione di preparazione al Regno è terminata; reca in mano un cartiglio, simbolo dell’Antico Testamento, dell’Antica alleanza anch’essa conclusasi.
Sulla sinistra gli angeli, sono tre; la loro presenza, non menzionata da nessun vangelo né dagli apocrifi, ha un rimando liturgico: durante i battesimi un diacono assisteva il vescovo, tenendo il crisma e rivestendo poi i catecumeni con la veste bianca. Il numero è da leggere in chiave trinitaria e in riferimento all’incontro di Abramo con i tre angeli alle querce di Mamre. Nel capolavoro del Bellini essi non reggono i vestiti del Cristo, come in altre opere parallele, ma due grandi mantelli blu e rosso. Ancora una volta un simbolo cristologico: si riferiscono alla duplice natura del figlio di Dio, umana e divina.
Un’altra particolarità: Gesù non è immerso, come lo schema tradizionale dettava, nelle acque del Giordano; queste si sono ritirate al passaggio del Signore, così come si ritrassero nell’Antica Alleanza al passaggio del popolo eletto durante la fuga dalla schiavitù egiziana. Ancora un rimando sacramentale: il battesimo è un evento liberatorio; ci rende liberi dal peccato perchè ci innesta in Cristo come i tralci alla vite, iniettandoci linfa nuova.
Sulle rocce, al lato di Giovanni, è visibile un pappagallino, simbolo mariologico. Quest’altro particolare è importante perchè collega questo evento ad un altro: l’Annunciazione. In entrambi c’è un incontro tra il divino e l’umano, in entrambi agisce lo Spirito del Signore.
Ed infine l’ultimo particolare: la figura del Cristo delinea l’asse principale dell’opera lungo la quale è raffigurato Dio Padre che, squarciando i cieli, effonde lo Spirito. L’accostamento al profeta Isaia O se tu fendessi i cieli e scendessi! (63, 19) è facile. Il cielo, emblematico simbolo della dimora di Dio, squarciandosi, lascia apparire il mistero nascosto. Ma perché mai lo Spirito discende sotto forma di colomba? Molti sono gli accostamenti suggeriti dagli studiosi. Il più probabile è l’allusione al racconto della creazione dove si legge che Lo Spirito di Dio volava sulle acque. Ma questa manifestazione divina ha come referente Gesù. È sopra Gesù che discende lo Spirito, è a Lui che si rivolge la voce del Padre. La discesa dello Spirito e la voce del Padre fanno della scena del Giordano, una teofania della Trinità. L’Assoluto sussiste in tre Persone!