Un dogma tanto discusso
Il dogma dell’Immacolata Concezione venne proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus. La beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale. Con esso si sanciva la totale purezza della Vergine Maria, preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento. Una verità di fede a cui la Chiesa è arrivata attraverso un lungo e tortuoso cammino, colmo di accesi dibattiti e controversie teologiche. Testimonianza di tale drammatico percorso è la produzione iconografica, varia e differenziata, sull’argomento.
- Tra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo si cominciò a celebrare in Oriente, il 9 di dicembre, una festa della Concezione di Anna, madre della Theotokos. La data era fissata in relazione ad un’altra festa, la nascita di Maria, celebrata l’8 settembre (9 mesi dopo). L’immacolatezza di Maria venne raffigurata indirettamente ispirandosi a particolari suggeriti da fonti apocrife, soprattutto il protovangelo di Giacomo. Lo scritto apocrifo del II secolo, narra che Gioacchino, anziano e senza figli, si era nascosto nel deserto dalla vergogna. Un giorno gli apparve un angelo che gli annunciò la nascita di una figlia. L’uomo allora tornò a Gerusalemme e incontrò Anna presso la porta d’oro: ed ecco Gioacchino arriva con il suo gregge, Anna sta alla porta e lo vede arrivare e accorrendo verso di lui lo abbraccia dicendo: ‘ora riconosce che il Signore mio Dio mi ha abbondantemente benedetta, perché ecco che la vedova non è più vedova e che io che ero senza figli concepirò nel mio seno. Nacquero così tre diverse tipologie iconografiche: La prima rappresenta Gioacchino ed Anna in preghiera e l’angelo che fa loro l’annuncio che avranno una prole. La seconda raffigura Gioacchino ed Anna che si incontrano alla Porta d’Oro di Gerusalemme e si abbracciano. La terza raffigura Anna che regge su un braccio la Figlia Maria.
Anche in occidente si sviluppa questo filone. Ammiriamo la magnifica rappresentazione di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni.
La scena è conosciuta come l’Incontro alla Porta Aurea di Gerusalemme. Anna corre incontro al suo sposo che finalmente torna. Gli occhi negli occhi, un lungo abbraccio ed un appassionato bacio. E’ amore vero quello che Giotto riesce a fissare nel suo capolavoro. E’ da quell’amore che nascerà Maria! Alle spalle di Anna, alcune donne, assistono alla scena non trattenendo la gioia per quanto sta accadendo. Sono quattro amiche vestite a festa (le trecce dei capelli simboleggiano la loro condizione di spose). Una quinta donna, girata, è proprio Anna, immaginata ancora nel suo periodo di vedovanza.