Siamo alla seconda domenica di Natale, il nuovo anno é iniziato da poche ore e forse, mai come ora, abbiamo intriso i nostri brindisi di aspettative per un futuro più sereno. Abbiamo lasciato il vecchio anno, caratterizzato da impetuosi venti di guerra. Un periodo pesante, buio, pieno di sofferenze.
Ed ora?
Come iniziare questo nuovo tempo da vivere?
Il Vangelo che la Liturgia della Parola ci offre può esserci di aiuto. Giovanni ci invita a superare le emozioni e i sentimenti (anche quelli belli e cari), per aprirci ad uno stupore teologico. Vivere i nuovi giorni come dono, come opportunità che abbiamo per accogliere Dio. Perché, non dobbiamo dimenticarlo, é nella storia, nei giorni, nei nostri oggi e domani che Dio ha posto la sua dimora. E questo non é un bel modo di dire!
È nelle nostre giornate più buie che abita Dio!
É nelle nostre delusioni più cocenti che Lui ha messo dimora!
É nelle nostre paure più sofferte che il Suo cuore palpita!
Il Verbo si é fatto carne, dice Giovanni, cioè concretezza!
Una concretezza ben espressa dall’opera di Googall. Nell’ oscurità totale dell’ambiente, l’unica luce è lì, per terra: il bambino Gesù. Una raffigurazione estremamente realistica e concreta. E’ poggiato su una serie di scialli: il primo è un talled simbolo tradizionale della preghiera ebraica, altri quattro sono bianchi. Indicano la Parola di Dio: l’Antico Testamento il primo, i Vangeli i secondi. Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi .