Non sempre l’enigmaticità dell’arte contemporanea permette di apprezzare un quadro e di interpretarne il messaggio. Ma è proprio con un’opera dei nostri giorni che vi propongo di guardare la Parola di domenica prossima che riflette sulla Sequela di Gesù.
L’opera è la Grande croce di ferro blu e rosa di Roberto Ciaccio, scomparso purtroppo prematuramente nel 2014.
L’artista della luce e degli spazi, così veniva definito Ciaccio, ha lavorato su una lastra di ferro organizzando la superficie dell’opera attraverso un’essenziale articolazione delle linee e dei piani in verticali e diagonali.
Un gioco di prospettive definisce uno spazio chiuso: una stanza…la Chiesa…il mondo! Al centro una grande croce greca, a quattro braccia uguali, figura che, per tradizione è alla base dei simboli d’orientamento di qualsiasi livello d’esistenza dell’uomo. Quella croce dal colore azzurro che spicca su uno sfondo scuro è l’uomo che si relaziona al suo mondo.
Su di essa si cala dall’alto un quinto braccio che anima tridimensionalmente tutta la scena. La sua ombra si delinea sulla croce greca. E’ il divino che, dall’alto, guarda l’umano. E’ la seconda persona della Trinità, il Figlio che, incarnandosi in Gesù, giunge all’uomo lo tocca in un’ontologia dell’amore che gli rivela nuovi orizzonti possibili; lo interpella parlando al suo cuore, lo chiama in prima persona, alla sua Sequela. Il Teologo della Sequela, Dietrich Bonhoeffer, scrive: la chiamata di Gesù alla sequela fa del discepolo un singolo. Che lo voglia o no, deve decidersi, e deve farlo da solo. Non è una scelta propria, quella di voler essere un singolo, ma è Cristo che rende tale colui che chiama. Ognuno è chiamato da solo. Da solo deve seguire [Gesù].
Ma dove conduce Gesù? Cristo ci ha liberati per la libertà, proclama Paolo nella lettera ai Galati. Per un gioco di colori, proprio dal centro della croce, quello che prima era il quinto braccio diventa strada di luce che conduce verso una porta, verso nuovi orizzonti a cui l’uomo, da solo, non potrà mai accedere. Verso l’impossibile, il mai sperato. Seguire quella traccia di luce significa, per l’uomo, uscire dagli angusti spazi che la storia gli impone. Da ciò si comprende che il sentimento che ci accompagnerà nel duro cammino della sequela Christi può essere solo quello della gioia, quella gioia che ci permette di pronunciare il nostro ‘no’ al peccato.[D. Bonhoeffer]