Una frase molto efficace, condivisa da molti, afferma che, il discorso della montagna, è la Magna Charta del Vangelo perché delinea la fisionomia della vita cristiana.
Matteo ha trasferito la sua comunità sul monte di Cafarnao per porla all’ascolto di Cristo. Il monte delle Beatitudini richiama alla memoria un altro monte, il Sinai. Per l’evangelista le due alture si intrecciano, si sovrappongono e costituiscono l’unico monte: il monte della rivelazione. Lì Gesù è il nuovo e perfetto Mosè! E’ il Pantokràtor, il Signore del cielo e della terra che indica all’uomo la via da intraprendere per la vera felicità.
Come sempre l’arte ci ha donato un’opera che ha dato forma e colori a tutto questo. E’ una tela di Carl Heinrich Bloch del 1877 custodita al 1877 Frederiksborg slot Museum di Hillerød, Danimarca.
Il pittore danese ha dipinto il Nazareno su una piccola altura. La sua postura altera, le sue vesti e, soprattutto, il suo braccio, magistralmente alzato, rimandano al Pantocratore che sta rivelando la sua Buona Notizia.
Intorno una folla di persone. Non tutti hanno la stessa reazione. C’è chi lo ascolta in preghiera, c’è chi è solo incuriosito da quel discorso così controcorrente, infine c’è chi è sospettoso o addirittura malevolo. Perché il discorso della montagna non è comprensibile da tutti. Non è la descrizione di atteggiamenti da prendere! E’ molto di più! E’ la Parola viva che parla all’anima, al sacrario della persona. Charles Peguy affermava: Gesù non ci ha dato delle parole morte da rinchiudere in scatolette piccole o grandi …ma ci ha dato parole vive per nutrirci e nutrire! Solo chi è veramente innamorato del Figlio di Dio e sa che la fede non è un insieme di regole da seguire, può veramente comprendere il significato profondo delle beatitudini ed attuarle nella sua vita!